Via Antonio Baldissera si trova nella zona Portonaccio-Casal Bertone, paralella a via Asinari Di San Marzano (cui Baldissera subentrò in Eritrea) e incrocia due strade: via Baldassarre Orero e via Giuseppe Pianell.


Baldissera, Orero e Pianell, si incrociarono anche in Africa in un processo che vedeva i primi due accusati di abusi e violenze in Eritrea (tra il 1888 e i 1890) e Salvatore Pianell tra i generali che il 19 novembre 1891 li assolsero per non aver violato la disciplina militare.


L’accusa venne mossa da Dario Livraghi, tenente dei carabinieri, capo della polizia indigena dell’Eritrea che accusava Baldissera e Orero di aver ordinato l’eliminazione di 800 eritrei, sospettati di voler disertare.


Antonio Baldissera, cresciuto in Austria nel 1838, aveva fatto studi militari al Wiener Neustadt, dichiarò «È vero che ho fatto fucilare otto o dieci indigeni senza chiamare a giudicarli il tribunale di guerra (…). Era necessario incutere terrore per tener soggetti quei barbari»


Secondo Baldassare Orero «era quasi necessità di fucilarli segretamente lasciando credere alle famiglie che fossero stati mandati in Italia»


Il 25 novembre 1891 nel processo a Massaua, Baldissera disse: «Assumiamo la pena responsabiltà di nove omicidi commessi da Adam Agà e dei cinque commessi da Livraghi. La pericolosa situazione della colonia suggeriva tali soppressioni. Ne presi io stesso l’iniziativa».


Dal processo emerse anche che i prigionieri venivano uccisi con le mazze per non far rumore, e che venivano perpetrati arresti ed esecuzioni abitrari.


Baldissera dispose il sorteggio delle cinque mogli del Kantimai Aman per essere violentate dagli ufficiali italiani dopo la conquista di Asmara. La commissione reale d'inchiesta assolse tutti.


Fonti - Angelo Del Boca, "Italiani brava gente?" La violenza contro le donne nelle colonie italiane, di Chiara Volpato https://t.co/XJecLioTaN Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, 1 ottobre 1891

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